CHIARIMENTI DECRETO CORONAVIRUS 22/07/2021 – (GREEN PASS)

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Stanno arrivando molte richieste di chiarimento in merito al nuovo DPCM DEL 22/07/2021 che entrerà in vigore il prossimo 06/08/2021.

Vi riportiamo di seguito i punti cardine: 

GREEN PASS 

Il decreto prevede l’obbligo di possedere,  sia per gli ospiti, che per gli addetti all’attività di uno dei requisiti che seguono:

 certificazioni verdi Covid-19 (Green Pass), comprovanti l’inoculamento almeno della prima dose vaccinale Sars-CoV-2 o la guarigione dall’infezione da Sars-CoV-2 (validità 6 mesi) effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus Sars-CoV-2 (con validità 48 ore) per poter accedere ai seguenti servizi:

a) servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio, per il consumo al tavolo, al chiuso;

b) spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportivi, 

c) musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre,

d) piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso;

e) sagre e fiere, convegni e congressi;

f) centri termali, parchi tematici e di divertimento;

g) centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, compresi i centri estivi, e le relative attività di ristorazione;

h) attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò, 

i) concorsi pubblici. 

 

 Non serve green pass per il soggiorno nelle strutture ricettive.

E non serve green pass per la somministrazione di pasti alimenti e bevande (colazione, pranzo e cena) SOLO SE SERVITI ESCLUSIVAMENTE ALL’APERTO.

Non serve green pass per le piscine all’aperto.

CONTROLLO E SANZIONI: 

I titolari o i gestori dei servizi e delle attività autorizzati previa esibizione del Green pass sono tenuti a verificare che l’accesso a questi servizi e attività avvenga nel rispetto delle prescrizioni. 

In caso di violazione può essere elevata una sanzione pecuniaria da 400 a 1000 euro sia a carico dell’esercente sia dell’utente. Qualora la violazione fosse ripetuta per tre volte in tre giorni diversi, l’esercizio potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni.

 

La validità del green pass non è comprovata dall’esibizione, ma dalla verifica sul relativo portale con app VERIFICA C19.

di seguito vi riporto il link informativo.

 

https://www.dgc.gov.it/web/app.html 

PERSONALE IMPIEGATO:

Il personale che presta servizio nelle attività sopra elencate è tenuto ad essere in possesso come i clienti di uno fra i due requisiti. certificazioni verdi Covid-19 (Green Pass), comprovanti l’inoculamento almeno della prima dose vaccinale Sars-CoV-2 o la guarigione dall’infezione da Sars-CoV-2 (validità 6 mesi) effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus Sars-CoV-2 (con validità 48 ore)

Il decreto entrerà in vigore il 06/08/2021, ci riserviamo di condividere con voi nei prossimi giorni eventuali ulteriori chiarimenti!

CLIENTI STRANIERI.

 dal 01/07/2021 è entrato in vigore la certificazione verde che è valida in tutta la Unione Europea e che viene rilasciata anche nel resto di Europa

Tutti i provenienti dall’Elenco C (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca (incluse isole Faer Oer e Groenlandia), Estonia, Finlandia, Francia (inclusi Guadalupa, Martinica, Guyana, Riunione, Mayotte ed esclusi altri territori situati al di fuori del continente europeo), Germania, Grecia, Irlanda, Israele, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi (esclusi territori situati al di fuori del continente europeo), Polonia, Portogallo (incluse Azzorre e Madeira), Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna (inclusi territori nel continente africano), Svezia, Ungheria, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Andorra, Principato di Monaco) devono essere in possesso di una certificazione verde, che in ogni caso non sta a voi controllare e devono riempire il modulo sul portale che segue https://app.euplf.eu/#/ 

Per rimanere aggiornati su nuove delibere e restrizioni sugli stati esteri, vi invito a verificare i requisiti richiesti da Regione Toscana, per le singole nazioni nel link che segue.

https://www.prevenzionecollettiva.toscana.it/xwiki/bin/view/Manuali%20SISPC/02%20Operatori%20SSR/Applicativo%20IPN/%5B06%5D%20Attivita%27%20Sanitaria%20IPN/Malattie%20Infettive%20-%20Gestioni%20specifiche/Ingressi%20da%20Estero%20-%20Sintesi%20Norme/#HElencoC

Si allega testo del decreto del 22/07/2021 ed elenco semplificato fornito dall’ACLI

Testo decreto CoronaVirus 22/07/2021

Testo Semplificato ACLI



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Utilizzatori di imballaggi e obbligo di etichettatura ambientale entro il 31 Dicembre 2021

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L’art. 219 del TUA (Testo Unico Ambiente: D.Lgs. 152/2006) come modificato dal D.Lgs. 116/2020 prevede al primo periodo del comma 5 che tutti gli imballaggi devono essere opportunamente etichettati secondo modalità stabilite da determinazioni adottate dalla Commissione dell’Unione Europea per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi nonché per fornire una corretta informazione agli utilizzatori finali degli imballaggi per una corretta raccolta differenziata. L’art. 219 del TUA (Testo Unico Ambiente: D.Lgs. 152/2006) intende favorire la transizione verso l’economia circolare: modello di produzione e consumo attento alla riduzione degli sprechi delle risorse naturali e consistente in CONDIVISIONE, RIUTILIZZO, RIPARAZIONE e RICICLO di materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto, laddove possibile, vengono reintrodotti nel ciclo economico e possono essere continuamente riutilizzati nel ciclo produttivo generando ulteriore valore.

L’economia circolare si fonda su uno schema opposto a quello della tradizionale economia lineare: estrarre, produrre, utilizzare, gettare. I produttori di imballaggi in base all’art. 219 comma 5 secondo periodo del TUA sono obbligati a indicare sugli imballaggi stessi la natura dei materiali che li compongono sulla base della decisione 97/129/CE della Commissione dell’Unione Europea.

Tali materiali che compongono l’imballaggio e di cui il produttore ha piena e immediata contezza sono indicati sull’imballaggio stesso attraverso codici alfanumerici. Gli utilizzatori di imballaggi secondo l’art. 219 comma 5 del TUA sono obbligati quando appongono la loro etichetta su un imballaggio utilizzato (imballaggio utilizzato per confezionare il proprio prodotto che poi sarà immesso sul mercato es. produttori di vino, olio ecc.) a dare un’adeguata e idonea informazione ambientale su di esso. Quindi sull’utilizzatore ricade l’obbligo dell’etichettatura ambientale ossia dare indicazioni al consumatore circa una corretta raccolta differenziata. L’utilizzatore accanto alle usuali indicazioni contenute nelle proprie etichette dovrà dare precise indicazioni al consumatore per fare una corretta raccolta differenziata ad es: RACCOLTA ACCIAIO, RACCOLTA ALLUMINIO, RACCOLTA METALLI, RACCOLTA CARTA, RACCOLTA PLASTICA, RACCOLTA LEGNO, RACCOLTA VETRO.

Le informazioni per realizzare una corretta etichettatura ambientale degli imballaggi devono essere condivise tra produttore/fornitore e utilizzatore dell’imballaggio stesso ma possono anche essere reperite nella Decisione 129/97/CE allegata alla presente. Negli allegati della Decisione 129/97/CE è possibile trovare per ogni codice alfanumerico il tipo di materiale a cui corrisponde. Per gli utilizzatori di imballaggi l’obbligo di indicare in etichetta le informazioni sulla raccolta differenziata entra in vigore a partire dal 31 Dicembre 2021. Le sanzioni per la mancata etichettatura degli imballaggi riguarda sia i produttori che gli utilizzatori e infatti l’art. 261 comma 3 del TUA (Testo Unico Ambiente: D.Lgs. 152/2006) prevede che: “a chiunque immette nel mercato interno imballaggi privi dei requisiti di cui all’art. 219 comma 5” è applicata “la sanzione amministrativa pecuniaria da cinquemiladuecento a quarantamila euro”.

I casi particolari Imballaggi neutri (in particolare imballaggi utilizzati per il trasporto): sono imballaggi privi di stampa o di grafica; imballi per il trasporto; film per pallettizzazione, pallet, scatole o interfalde in cartone ondulato è necessario considerare una possibile alternativa all’indicazione del codice alfanumerico identificativo dei materiali che compongono l’imballaggio stesso. Il produttore di tali imballaggi può inserire il codice alfanumerico identificativo dei materiali che compongono l’imballaggio stesso sui documenti di trasporto che l’accompagnano o su altri supporti esterni anche digitali.

Preincarti e imballi a peso variabile della distribuzione: perpreincarti si intendono gli imballaggi a peso variabile spesso utilizzati al banco del fresco o al libero servizio destinati a contenere prodotti alimentari. Per tali tipi di imballaggi vi sono evidenti difficoltà ad effettuare l’etichettatura prevista dall’art. 219 comma 5 del TUA. Per tali tipi di imballaggi si ritiene adempiuto l’obbligo di comunicazione dell’etichettatura ambientale laddove tali informazioni siano desumibili da schede informative rese disponibili ai consumatori finali nel punto vendita tramite schede informative (ad es. accanto alle informazioni sugli allergeni, o con schede informative apposte accanto al banco) o attraverso la messa a disposizione di tali informazioni sui siti internet con schede standard predefinite. Imballaggi di piccole dimensioni, multilingua e di importazione: stesse difficoltà di apposizione di etichettatura ambientale sussiste per beni preconfezionati di origine estera, per imballaggi di piccole dimensioni (capacità minore di 125 ml o superficie minore di 25 cm2), per imballaggi con etichettatura multilingua, in cui non è noto a monte il mercato di destinazione.

Anche in tali casi è essenziale garantire il ricorso a strumenti digitali come App, QR code, codice a barre o la messa a disposizione di tali informazioni sui siti internet; tutto ciò per dare una comunicazione corretta e completa anche al consumatore finale. Imballaggi destinati all’esportazione: gli imballaggi destinati a Paesi Terzi dovranno essere accompagnati da idonea documentazione che ne attesti la destinazione, oppure da documenti di trasporto e/o schede tecniche che riportino le informazioni di composizione. Per ulteriori chiarimenti e approfondimenti si consiglia di consultare il sito del CONAI: www.etichetta.conai.org .o www.conai.org.

Scarica Art. 219 TUA (Testo Unico Ambiente

Scarica Nota del Ministero

Scarica Decisione CE

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RISCHIO INCENDI BOSCHIVI – DIVIETO ACCENSIONE FUOCHI – dal 1° Luglio 2021 al 31 agosto 2021

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Dal 1° luglio, avrà inizio il periodo di rischio incendi boschivi su tutto il territorio regionale, come previsto dall’articolo 61 del Regolamento Forestale della Toscana (D.P.G.R. 48/R/2003), e che, pertanto, sarà assolutamente vietata l’accensione di fuochi di qualsiasi genere fino al 31 Agosto

Nei due mesi è vietato l’abbruciamento di residui vegetali e qualsiasi accensione di fuochi, ad esclusione della cottura di cibi in bracieri e barbecue situati in abitazioni o pertinenze e all’interno di aree attrezzate

.Lo annuncia la Regione Toscana ricordando quanto siano importanti i comportamenti corretti che ciascun cittadinodeve tenere per evitare l’innesco di un incendio forestale e anche in caso di avvistamento di un principio di incendio.

Chi dovesse vedere l’inizio di un incendio è importante che lo segnali tempestivamente al numerov verde 800.425.425 della Sala operativa regionale antincendi boschivi o al 115 dei Vigili del Fuoco. 

Si allega opuscolo abbruciamenti.

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Direzione Cia-Grosseto. Senza una Pac adeguata l’agricoltura maremmana muore

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Direzione Cia-Grosseto: Il 2020 è stato un anno terribile e oggi auspichiamo una Pac che sia a favore del settore primario. 

In Maremma l’agricoltura è stritolata tra vecchi e nuovi problemi. Siccità, fauna selvatica, mancanza di reddito e di infrastrutture moderne sono tra i temi più urgenti.   

Prima direzione in presenza per la Confederazione Italiana Agricoltori di Grosseto dopo i mesi di lockdown. Alla riunione, che è stata una preziosa occasione per fare un’analisi dettagliata dello stato dell’agricoltura in provincia di Grosseto, hanno partecipato i massimi rappresentanti locali, regionali e nazionali di Cia. Ad aprire i lavori il direttore Enrico Rabazzi che ha presentato i dati del bilancio 2020. “Un bilancio tutto sommato soddisfacente – ha commentato – e questo in considerazione delle moltissime difficoltà e avversità che abbiamo dovuto superare: dalle chiusure, alla difficoltà di potersi muovere, dall’aumento del costo delle materie prime al reddito sempre più misero dei nostri agricoltori.

L’anno che abbiamo salutato è da dimenticare, il settore primario infatti, già in difficoltà, ha dovuto affrontare prove che mai avremmo immaginato e che di fatto hanno toccato tutti noi. Siamo contenti che il grande sistema che ruota attorno alla Confederazione provinciale, ha comunque potuto adempiere ai compiti previsti senza trascurare le necessità degli associati”

Di carattere politico invece l’intervento del presidente Claudio Capecchi che ha delineato un settore in sofferenza stritolato tra vecchi e nuovi problemi, primo tra tutti la caduta libera dei redditi, le difficoltà di lavorare in un territorio dove ancora oggi mancano infrastrutture moderne, l’aumento ingiustificato delle materie prime, la presenza, oramai fuori controllo, della fauna selvatica e il peso sempre più opprimente della burocrazia. Particolare attenzione è stata dedicata ai temi della Pac, dell’acqua e della sostenibilità ambientale.  “Molte sono le incognite che ancora dobbiamo comprendere in merito alla Pac – ha precisato il presidente – tuttavia deve essere chiaro che questa deve  essere equa e sostenibile e deve tener presente che fare agricoltura in aree svantaggiate richiede costi e sforzi maggiorati. Auspichiamo una politica agricola che sia davvero espressione delle necessità degli imprenditori agricoli, che consenta l’innovazione e lo sviluppo, che sia uno strumento per  un maggiore rispetto ambientale ma in assoluto ci attendiamo una Pac che garantisca un giusto e dignitoso reddito per chi lavora in questo settore.

”Altra questione strategica per Capecchi è stata quella relativa alla questione “acqua”,  un tema molto sentito dalla Confederazione che ha più volte sollecitato la politica, e le istituzioni, a trovare soluzioni che non possono più essere procrastinate.

Che la Maremma sia un territorio fragile, da anni soggetta ad una sofferenza idrica anche a causa della risalita del cuneo salino lungo tutta la costa, è oramai noto a tutti – ha spiegato – L’acqua è essenziale per l’agricoltura, per l’industria, per la cittadinanza e anche per spegnere gli incendi. Senza questa risorsa non c’è vita. Eppure ancora oggi non vediamo progettualità per tutelarla, per immagazzinarla e, quando possibile, riciclarla. Da anni come Confederazione grossetana abbiamo invitato la politica e gli Enti preposti a realizzare piccoli o medi invasi lungo il corso dei torrenti o dei fiumi per raccoglierla e utilizzarla in periodi di siccità,  non si deve poi dimenticare l’importanza che questi possono avere per laminare le piene evitando di danneggiare, a volte in modo irrimediabile, i terreni coltivati ubicati lungo i letti dei fiumi. Una calamità, quella delle esondazioni, sempre più frequente che oltre a creare danno alla collettività diventa una tragedia per l’agricoltore che vede il suo lavoro compromesso, deve aspettare anni per l’indennizzo che è sempre parziale ma intanto subisce una perdita di valore economico del suo terreno. 

La relazione del presidente di Cia- Grosseto si è poi conclusa con un interrogativo desinato a far riflettere, non solo i presenti ma anche i politici ai vari livelli. “E’ arrivato il momento di decidere quale tipo di agricoltura vogliamo – ha dichiarato-. Come Cia-Grosseto siamo a favore dell’innovazione e della ricerca e siamo pronti a scegliere percorsi produttivi che dimostrino di essere migliorativi e che sappiano garantire reddito agli imprenditori.

Non diamo mai giudizi affrettati e stiamo valutando le opportunità che l’agricoltura intensiva può offrire in termini si sostenibilità ambientale, di sicurezza alimentare, di sviluppo e sotto il profilo reddituale. Lo abbiamo fatto con la zootecnia e lo stiamo facendo per gli ulivi. Oggi però la presenza dei predatori ci impone di riflettere su un modo diverso di fare pastorizia, un modo che non è nella nostra cultura e nella nostra tradizione. Se la decisione è di tenere le pecore in aree recintate per salvare quel poco che rimane di questo settore, dobbiamo rivedere il nostro concetto di pastorizia e quello della qualità dei nostri prodotti caseari.

Ma non solo. Optare per allevamenti “protetti” significa abbandonare zone impervie che venivano monitorate e tutelate grazie dalla presenza dei pastori, significa nuove concentrazioni di allevamento vicino alle aree con una maggiore viabilità  e dove le infrastrutturali sono più facilmente accessibili. In questo caso i costi sarebbero sicuramente minori per gli allevatori ma a scapito di una sostenibilità ambientale, sociale e alla definitiva perdita delle nostra antiche tradizioni agricole”.


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Anp: no all’Imu sui terreni agricoli condotti da pensionati

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Cia: «Prezzi delle materie prime alle stelle, le istituzioni sostengano gli agricoltori»

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Prezzi delle materie prime alle stelle: speculazioni a danno degli agricoltori

GROSSETO – “La crisi causata dalla pandemia  è stata, ed è ancora, un dramma per tutti ma pensare di poter rifarsi delle perdite subite aumentando in modo esponenziale  il costo delle materie prime non è accettabile. Le istituzioni tutte, dalla politica nazionale a quella locale, passando anche dagli Enti preposti, devono vigilare affinchè non si faccia pagare a quella parte del settore primario che si occupa di prodotti non trasformati, le conseguenze economiche del Covid”

Claudio Capecchi ed Enrico Rabazzi, presidente e direttore di Cia Grosseto lanciano un grido di allarme alle istituzioni e chiedono interventi per far fronte all’impennata di molte materie prime.

“Oggi più che mai è palese la necessità che i produttori abbiano la possibilità di cercare di riprendersi e di programmare le loro future produzioni. Purtroppo questo non è possibile perché nell’ultimo anno – precisano i dirigenti della Confederazione – abbiamo registrato il raddoppio di molte materie. 

A rendere la questione particolarmente odiosa è la politica dei bassi prezzi all’origine: il bene viene pagato al  produttore ad un prezzo talmente basso da non garantire una marginalità idonea a ripagare i costi di produzione, lo stesso prodotto viene poi stoccato e, successivamente, rimesso sul mercato ad un prezzo che, a volte, sfiora anche il raddoppio. Una vera speculazione perché conservare un bene non può assolutamente avere costi tali da giustificare aumenti spropositati. 

E’ stato innescato un circuito pericoloso e dannoso – spiegano i dirigenti di Cia Grosseto – e a pagare il prezzo più alto di questa crisi sono, ancora una volta, gli agricoltori. Dati ufficiali evidenziano che sono aumentati tutti i costi per la produzione: dai prodotti energetici al prezzo del gasolio e più in generale dei trasporti e, per la zootecnia, tutto quanto concerne l’alimentazione e la cura del bestiame.

Si stima che rispetto allo scorso anno l’aumento oscilli tra il  25 e il 40%, cifre non sostenibili per un settore già in affanno. Siamo consapevoli che la pandemia ha avuto ripercussioni pesantissime su tutto il Sistema Italia ma non è pensabile che la ripartenza venga fatta mettendo in ginocchio quel settore che ha sempre lavorato, anche nei momenti più cupi dell’emergenza sanitaria,  per garantire cibo sano ai cittadini.

Come Cia Grosseto – concludono Capecchi e Rabazzi – chiediamo dunque attenzione e auspichiamo interventi di sostegno, soprattutto  chiediamo  garanzie per prezzi più equi lungo tutta la filiera. Siamo a un punto di non ritorno e la politica dei bassi prezzi all’origine porta solo a colpire gli anelli  più debole della catena che sono gli agricoltori e i consumatori”.


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Si informa che il recente decreto sostegni bis ha previsto la possibilità di posticipare ulteriormente la moratoria (sospensione) sulle rate dei finanziamenti, dal 30 giugno al 31 dicembre.

Possono beneficiare di questa proroga solo coloro che hanno già in corso la moratoria ex-lege del decreto Cura Italia del 17 marzo 2020.

Questa ulteriore moratoria prevede che venga sospeso il pagamento della quota capitale, ma dovrà essere regolarmente pagata la quota interessi.

NB: la proroga non è automatica, quindi chi vuole beneficiarne deve inoltrare una richiesta ufficiale alla Banca entro il giorno 15 giugno 2021.Per utilità alleghiamo una bozza di comunicazione da inoltrare all’istituto di credito.Consigliamo di inviarla alla banca a mezzo PEC, debitamente completata e firmata e di chiedere conferma della avvenuta ricezione.

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Cia Grosseto: Servono invasi contro le piene e il cuneo salino.

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Cia Grosseto chiede la costruzione di invasi per arginare le piene e il cuneo salino

“Tra i tanti progetti contenuti nel Pnrr, il pacchetto di investimenti che dovrebbe essere finanziato dal Recovery fund, nel capitolo dedicato alla “difesa del suolo” sembra mancare una voce a dir nostro fondamentale: quella dedicata all’acqua. Come Confederazione di Grosseto siamo consapevoli che il nostro territorio ha urgente bisogno di infrastrutture come una viabilità moderna e la banda larga, ma omettere progettualità che vadano ad arginare la carenza idrica della Maremma significa mettere a rischio non solo il futuro dell’agricoltura e dell’industria ma anche quello della stessa popolazione”

A parlare sono i vertici di Cia Grosseto, il presidente Claudio Capecchi e il direttore Enrico Rabazzi che si fanno promotori di una criticità che rischia di essere devastante per questo territorio.

“L’acqua è vita e senza acqua non vi è futuro – commentano di due dirigenti –Oggi più che mai servono programmazioni mirate, invece, questa preziosissima risorsa che non è infinita, non trova un giusto rilievo nei progetti del Pnrr. Come Cia Grosseto ricordiamo che la Maremma è un territorio fragile; da anni soggetta a una sofferenza idrica a seguito della risalita del cuneo salino lungo tutta la costa che provoca effetti deleteri ed è anche una delle cause della lenta ma costante desertificazione. Tra le cause principali i cambiamenti climatici sempre più spesso caratterizzati da precipitazioni violente dunque non più benefiche, ma dannose e pericolose. Ne consegue che la carenza di acqua porta al prelievo in falde per uso domestico, agricolo ed industriale. Come Cia Grosseto siamo dunque a chiedere che nel RRF vengano inserite progettualità a favore di questa risorsa. Chiediamo finanziamenti per la costruzione di piccoli e medi invasi lungo il corso dei torrenti o dei fiumi per preservare e tutelare una risorsa sempre più preziosa e, in taluni periodi, insufficiente. Servono progetti per la costruzione di piccoli bacini d’acqua per raccoglie l’acqua piovana che potrà poi essere riutilizzata per l’irrigazione, per la zootecnia, per l’industria, in caso di incendi ma anche per gli abitanti del territorio. Interventi che avrebbero una ricaduta su tutta la collettività perché queste costruzioni hanno negli anni dimostrato la loro importanza anche per laminare le piene. Siamo certi – concludono Capecchi e Rabazzi – che solo mediante un’azione coordinata, dove l’applicazione di soluzioni avviene attraverso la costruzione di invasi, sarà possibile garantire una corretta attribuzione di diritti nella distribuzione delle acque. Per questo sollecitiamo la politica a dare la giusta rilevanza alla questione in sede di formulazione delle progettualità inerenti al RRF”


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Al fine di estendere, ad un bacino sempre maggiore di giovani diplomati, una conoscenza più approfondita e consapevole di quelle che sono le offerte formative post-diploma degli ITS, la Fondazione ITS EAT organizza incontri di orientamento ON-LINE.

  • 09 giugno dalle 18,00 alle 19,00 
  • 23 giugno dalle 18,00 alle 19,00

Gli interessati potranno iscriversi all’evento semplicemente andando sul nostro sito web alla pagina:

https://fondazione-eat.it/richieste/index.php/openday/


Nello specifico, i corsi presentati per il biennio 2021-2023, in partenza ad ottobre, sono: AGRIFUTURE 4.0 – TECNICO DELL’INNOVAZIONE DELLE PRODUZIONI AGRARIE E DELLE TRASFORMAZIONI AGROALIMENTARI E AGROINDUSTRIALI La figura professionale opera nelle filiere di produzione del comparto agrario e di trasformazione agro-industriale,promuovendo l’innovazione di processo e di prodotto, con particolare riferimento alle nuove tecnologie di industria 4.0 e alla coltivazione idroponica.Sede: Firenze Impruneta

ENOFOOD 4.0 – TECNIC O SUPERIORE PER IL MARKETING E L’EXPORT DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI MADE IN ITALYLa figura in uscita opera per promuovere prodotti del Made in Italy dei quali conosce gli scenari economico-territoriali di provenienza,i processi di produzione e le specifiche caratteristiche tecniche. La sua attività è prevalentemente connessa allo sviluppo dell’export management. Sede: Grosseto



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